Aliyu Abubakar

Info:
  • Imprenditore con molte amicizie nella politica nigeriana
  • Nigeriana  nationality
Note:

Indagato a Milano in un filone processuale collegato a quello principale di Opl 245

Aliyu Abubakar è un imprenditore nigeriano con interessi in vari settori, di cui i principali sono l’immobiliare e il petrolifero. Ha distribuito in Nigeria parte dei soldi della licenza Opl 245 che Eni e Shell hanno trasferito al conto corrente del governo federale nigeriano acceso presso la banca JP Morgan di Londra. Per questo le autorità italiane hanno chiesto il sequestro di 520 milioni di dollari di sue proprietà.

L’altra società di passaggio è la Rocky Top di cui Dan Etete è gestore del conto corrente. Secondo quanto ricostruito da Idris Akimbajo, giornalista del quotidiano nigeriano Premium Times, nel corso della sua testimonianza davanti ai giudici di Milano già alla fine del giugno 2013 «la società Rocky Top non era più esistente, ma dalle informazioni assunte dai residenti corrispondeva ad altro indirizzo ove si trova un’abitazione residenziale che sempre dalle informazioni dei residenti corrispondeva all’abitazione di Alhaji Abubaker Aliyu». 

Secondo i documenti bancari, Abubakar Aliyu ha incassato 54.418.000 dollari in contanti e ha movimentato 466.064.965,44 dollari trasferiti «dopo ripetute conversioni in valuta locale e dollari e a seguito di operazioni denominate “forex trade”». I fondi erano «destinati a remunerare pubblici ufficiali quali lo stesso Jonathan, l’Attorney General (il ministro della Giustizia, ndr) Mohammed Adoke Bello, il Ministro del Petrolio Diezani Alison Madueke, il National Security Advisor, Generale Aliyu Gusau». Sono tutti i politici che secondo l’accusa avrebbero dovuto ricevere denaro da prestanome di Dan Etete.

Nella sentenza di primo grado, però, i giudici di nuovo mettono in dubbio l’impostazione dell’accusa: «I movimenti di denaro – scrivono i giudici – dimostrano che è stato Alhaji Abubaker Aliyu a gestire il denaro che l’accusa afferma destinato alla corruzione e la stessa pubblica accusa lo individua, nell’imputazione, come intermediario dei pubblici ufficiali e non del privato corruttore Etete». L’indagine ulteriore rispetto a quali siano i motivi per cui i soldi sono stati retrocessi anche a pubblici ufficiali nigeriani o a loro presunti prestanome è al di fuori della giurisdizione italiana e quindi potrà essere condotta solo dagli inquirenti nigeriani. I soldi dei possibili pagamenti illeciti provengono da una provvigione delle compagnie petrolifere, le quali però sono estranee all’uso che viene fatto del denaro in questa seconda fase. 

La sentenza di primo grado ipotizza che Aliyu Abubakar, dalla pubblica accusa ritenuto – in sostanza – un prestanome di Dan Etete, potrebbe essere intervenuto a nome dell’altro gruppo affaristico e politico che reclama la titolarità di Malabu Oil & Gas: quello di Mohamed Sani Abacha, il figlio dell’ex dittatore. 

La posizione di Aliyu Abubakar è ancora pendente al tribunale di Milano perché è stata stralciata dal filone principale per un problema di notifica: secondo gli inquirenti italiani aveva trovato il modo di non farsi trovare per evitare che gli fosse recapitata la notizia di reato come impone il diritto di difesa nei codici italiani. È accaduto così che, ancora nel novembre 2019, Aliyu Abubakar abbia dichiarato di non sapere se fosse testimone oppure indagato. 

Tra i fatti che gli sono stati contestati a Milano, c’è un “regalo” fatto all’allora ministro della Giustizia, Mohammed Adoke Bello, l’uomo che sul finire dei negoziato ha sbloccato la trattativa del governo con Eni e Shell. Si tratta di una villa ad Abuja il cui valore sulla carta sarebbe stato di 4,5 milioni di dollari, mentre il ministro Adoke Bello, secondo quanto risulta alle analisi delle transazioni bancarie, ne ha sborsati per l’acquisto 1,9 da un conto già in rosso. Il terreno e la villa ceduti ad Adoke Bello sono di Abubakar Aliyu. La banca alla quale era depositato il conto in rosso «venne poi rimborsata – si trattava di un prestito non garantito con interessi altissimi – con danaro depositato in contanti sul conto di Adoke da un numero elevatissimo di persone, inclusi due bureau de change (i cambiavalute, uno degli strumenti usati da Aliyu Abubakar per distribuire in Nigeria i soldi provenienti dal conto del governo nigeriano, ndr). Complessivamente 80 versamenti in contanti, prevalentemente di piccolo importo (intorno ai 6.000 dollari)», scriveva la procura. 

Il Tribunale concorda con i magistrati nel valutare l’esistenza di una «commistione d’interessi economici» tra l’ex ministro Adoke Bello e l’imprenditore Aliyu Abubakar. Ma la tesi del “regalo” non è creduta a causa di quanto riporta Ednan Agaev, ex diplomatico russo in odore di servizi segreti, intervenuto nei negoziati per Opl 245 in qualità di intermediario di Shell. Durante l’udienza, Agaev ha sostenuto: «Etete era vicino ad Adoke, Adoke era vicino al Presidente» (riportando quanto gli aveva detto lo stesso Etete). Ha confermato inoltre in aula quanto aveva riferito durante l’interrogatorio ai magistrati e cioè che Etete aveva un debito di circa 400 milioni «ad Adoke e altri» e che questo quindi fosse il motivo del “regalo”. Questa ipotesi, però, sembra escludere che Aliyu Abubakar rappresentasse nella trattativa qualcuno al di fuori di Dan Etete. 

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