Il futuro della licenza OPL 245: i tentativi di Eni per trasformarla in licenza estrattiva

1 Aprile 2022
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Nonostante le richieste di Eni, il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari si è rifiutato di trasformare la licenza esplorativa Opl 245 in una licenza estrattiva. È il passaggio fondamentale per rendere remunerativo un asset petrolifero.

di Lorenzo Bagnoli

Muhammadu Buhari
Il Presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari

Nonostante le richieste di Eni, il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari si è rifiutato di trasformare la licenza esplorativa Opl 245 in una licenza estrattiva. È il passaggio fondamentale per rendere remunerativo un asset petrolifero (sia per la compagnia petrolifera, sia per il Paese che incasserà le royalties pagate sui barili estratti), ma per il presidente nigeriano la conversione è inattuabile fino a che il contenzioso legale sulla presunta maxi tangente legata alla sua assegnazione resta aperto.

 

Eni e Shell sono titolari della licenza dal 2011. È formalmente scaduta a maggio 2021, dopo dieci anni, ma, a differenza di Shell, Eni ha deciso di non svalutarla nel proprio bilancio del 2021. Lo scambio di email tra Buhari ed Eni è stato reso pubblico dal processo che Eni e Shell affrontano al tribunale di Milano. Nel filone processuale italiano la procura di Milano ha fatto appello alla decisione del collegio giudicante di assolvere tutti gli imputati con formula piena in primo grado. L’11 dicembre 2018 Guido Bosco, allora presidente della controllata di Eni in Nigeria, Nigerian Agip Exploration Limited (NAE), ha scritto al presidente Buhari sottolineando come fosse stata recapitata al Dipartimento delle risorse petrolifere nigeriano “una richiesta di conversione” in data 9 febbraio 2018. La lettera chiedeva al presidente una conferma che avrebbe “processato e completato… la richiesta di conversione da OPL a OML (licenza estrattiva, ndr)”.

 

Il 19 marzo 2019, oltre un anno dopo la richiesta iniziale, il ministro del Petrolio Emmanuel Ibe Kachikwu ha risposto a nome del presidente. La richiesta di Eni, si legge, “non verrà considerata”. Più avanti: “Non riceverete altra corrispondenza in relazione a OPL 245 fino a quando il procedimento penale iniziato dal procuratore italiano a Milano e il procedimento a Londra non saranno conclusi”.

 

Il caso di Milano è quello dal quale ha origine l’archivio di Opl245papers, mentre quello di Londra riguarda i due procedimenti civili cominciati dalla Repubblica federale della Nigeria: il primo è contro la JP Morgan Chase, la banca che ha approvato il pagamento della licenza senza tenere conto del rischio – secondo la Nigeria – che quei soldi potevano essere utilizzati per pagare una tangente; il secondo è contro la stessa Eni.

 

Il presidente nigeriano non ha indicato a quale dei due intendesse fare riferimento. Sebbene quello riguardante Eni sia sia concluso nel 2020 (prima della scadenza della licenza petrolifera), quello con JP Morgan è cominciato a febbraio 2022. All’epoca della lettera – marzo 2019 – il verdetto di primo grado della Settima corte del Tribunale di Milano era previsto per inizio 2020. Un eventuale appello (circostanza che si è poi verificata) non si sarebbe presumibilmente concluso prima della fine del 2022. Per la Cassazione sarebbe servito probabilmente ancora il 2023. Queste tempistiche, dilatate dalla pandemia, non avrebbero reso possibile in ogni caso la fine del procedimento giudiziario italiano prima della scadenza decennale di Opl 245, quella di maggio 2021.

Shell svaluta, Eni no

A luglio 2020 Shell ha registrato la perdita di valore della licenza petrolifera Opl 245 in una comunicazione all’autorità di vigilanza del mercato degli Stati Uniti, la Securities and Exchange Commission (SEC). La società petrolifera già in precedenza aveva svelato che esisteva “un alto livello di incertezza” relativo allo sviluppo operativo del lotto con licenza Opl 245, principalmente a causa dei contenziosi legali ancora in corso per corruzione internazionale. A differenza di Shell, Eni ha mantenuto invariato il valore della licenza Opl 245 nelle sue comunicazioni al mercato. Non ci sono stati deterioramenti del bene né nel 2020, né nel 2021. Nella relazione annuale 2020 all’autorità di vigilanza del mercato Usa, Eni ha registrato Opl 245 con un valore netto contabile (al 31 dicembre 2020) di 1.085 milioni di euro.

 

La valutazione, che comprendeva i costi di esplorazione capitalizzati e i costi di pre-sviluppo, ammontava al 2% delle attività totali della società di allora (53,9 miliardi di euro). In una comunicazione alla SEC dell’aprile 2021, Eni ha giustificato il mantenimento dell’asset sul “presupposto che la licenza di esplorazione in scadenza nel maggio 2021 sarà rinnovata o convertita in una licenza mineraria”. Facendo riferimento all’”inazione delle autorità nigeriane”, Eni ha portato la Nigeria al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti (ICSID) “per proteggere il valore del suo asset”. “Alla luce dell’arbitrato in corso presso l’ICSID di Washington, avviato in seguito alla violazione da parte del governo nigeriano del proprio obbligo di convertire tempestivamente la licenza Opl245 da esplorativa in produttiva (nel quadro di ingenti investimenti effettuati da Eni e Shell), Eni non è nella posizione di rilasciare alcun commento in merito a quanto richiesto”, è stata la risposta dell’ufficio stampa di Eni alle richieste di commento di IrpiMedia. “In ogni caso – si legge -, si ricorda che la conversione potrà comunque avvenire, se entro un ragionevole termine, anche nel futuro”.

 

Eni ha poi dichiarato: “In caso di rifiuto alla conversione, di perdurante stallo da parte delle autorità nigeriane o di altre azioni che facciano ritenere che sia in corso un esproprio, nei prossimi rapporti finanziari la Società prenderà in considerazione una riclassificazione dell’asset e la valutazione del sottostante diritto all’indennizzo”.

Giù le mani dal petrolio

In Nigeria, la scadenza della licenza OPL 245 ha spinto più di 50 gruppi di attivisti per il clima e per i diritti umani a chiedere che il petrolio non venga estratto dal lotto della licenza Opl 245 in vista delle conseguenze che hanno le attività estrattive sul cambiamento climatico. I gruppi riconoscono che “per un Paese come la Nigeria, che si basa pesantemente sugli introiti dell’esportazione di petrolio”, bloccare le nuove attività estrattive rappresenta una grande sfida. In una lettera al presidente Buhari, che IrpiMedia ha potuto consultare, i gruppi cercano comunque di individuare un’alternativa. “Il Brasile – scrivono – sta negoziando un accordo con gli Stati Uniti in base al quale verrebbe pagato 1 miliardo di dollari al mese per tagliare il disboscamento in Amazzonia del 30-40% nell’interesse del clima mondiale. Vorremmo spingere la Nigeria a sottoscrivere un accordo simile… in base al quale verrebbe istituito un fondo internazionale che pagherebbe alla Nigeria 15,6 miliardi di dollari nel corso del previsto anno di vita del campo Opl 245 per mantenere il petrolio e il gas nel terreno”.

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Allegato memoria Repubblica Federale della Nigeria

I documenti riportano lo scambio di lettere tra Eni e le autorità nigeriane sulla conversione di Opl 245.

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